Cosa è un Ruah – Jeshua – Cana

  • Questi ritiri sono un KERIGMA per giovani, adulti, coppie e bambini, offerti in un linguaggio semplice e specifico, per le persone lontane dalla Chiesa e spesso intrappolate nelle dipendenze delle droghe e nei vizi della strada.
  • Nacquero nella Missione Belem con il desiderio di annunciare Gesù ai fratelli più lontani, persi, caduti per strada. I più “scheggiati”, come dice il nostro cardinale Don Odilo Pedro Scherer. È stato il grande amore che abbiamo provato per loro che ci ha spinto a elaborare questi strumenti di annunzio del Vangelo di Gesù.
  • Nel corso del tempo questi ritiri si sono riversati su una cerchia più ampia di persone che non erano di strada, ma erano perse, senza meta.

Pertanto, queste esperienze sono l’umile risposta della Missione Belem al grande “grido” di tutta la Chiesa che ci chiama a una NUOVA EVANGELIZZAZIONE DELL’UMANITÀ.

 

  • Il primo che lanciò il “grido” della Nuova Evangelizzazione fu Papa San Giovanni Paolo II e lo fece esattamente a Port au Prince, Haiti, nel 1983. Ecco perché questa data è così cara a tutti noi nella Missione di Belém. Haiti è la nostra Prima missione e … quanto ti serve questa nuova Evangelizzazione lì e in tutto il mondo!

Giovanni Paolo II non si stancò mai di ripetere in mille modi: “Aprite le porte a Cristo!”

Innumerevoli e affascinanti sono i suoi appelli:

 

  • “Vi chiamo giovani di tutto il mondo e vi invio, come Cristo ha inviato gli Apostoli, con la forza che viene dalla Parola di Cristo stesso: il futuro della Chiesa dipende da voi! L’evangelizzazione della terra nei prossimi decenni dipende da voi! Voi siete la chiesa! Rendete giovane la Chiesa, mantenetela giovane per la vostra presenza entusiasta, dandole vitalità e vigore profetici”. (Giovanni Paolo II, Giornata Missionaria, ottobre 1985) continua San Giovanni Paolo II per tutta la Chiesa: Senza dubbio il comando di Gesù: “Andate e predicate il Vangelo” mantiene sempre la sua validità ed è pieno di un’urgenza che non passa. Tuttavia, la situazione attuale, non solo nel mondo, ma anche in tante parti della Chiesa, richiede assolutamente che alla parola di Cristo venga data più pronta e generosa obbedienza.

Ogni discepolo è chiamato in prima persona; nessun discepolo può astenersi dal dare la propria risposta: “Guai a me se non evangelizzassi” (1 Cor 9:16).

 

È GIUNTO IL MOMENTO DI LANCIARCI IN UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE (CHL 33)

 

A queste parole fa eco Papa Francesco con i brani dell’Evangelii Gaudium, che citiamo:

 

 “In virtù del battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio divenne discepolo missionario ” (cfr Mt 28,19).

 

Ciascuno dei battezzati, indipendentemente dal proprio ruolo nella Chiesa e dal grado di istruzione della propria fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inappropriato pensare a uno schema di evangelizzazione condotto da agenti qualificati, mentre il resto dei fedeli sarebbe solo destinatario di le sue azioni.

 

  • La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo ruolo per ciascuno dei battezzati. Questa convinzione si trasforma in un appello rivolto a tutti i cristiani, in modo che nessuno rinunci al suo impegno per l’evangelizzazione, perché se una persona ha veramente sperimentato l’amore di Dio che lo salva, non ha bisogno di molto tempo di preparazione per andare ad annunciarlo. non può aspettare di ricevere molte lezioni o lunghe istruzioni.
  • Ogni cristiano è un missionario nella misura in cui ha incontrato l’amore di Dio in Cristo Gesù; Non diciamo più che siamo “discepoli” e “missionari”, ma diciamo sempre che siamo “discepoli missionari”.
  • Se non ne siamo convinti, guardiamo i primi discepoli, che subito dopo aver incontrato lo sguardo di Gesù, uscirono proclamando con gioia: “Abbiamo trovato il Messia” (Gv 1,41). Non appena ebbe terminato il dialogo con Gesù, la samaritana divenne una missionaria e molti samaritani credettero in Gesù “per le parole della donna” (Gv 4,39). Anche San Paolo, dopo l’incontro con Gesù Cristo, “iniziò immediatamente a proclamare che Gesù era il Figlio di Dio” (Atti 9:20). E noi, cosa stiamo aspettando? ”

 

(Evangelii Gaudium 120).

 

  • Solo alla luce di queste parole è possibile comprendere il significato di ciò che facciamo. Si tratta di una solenne CONVOCAZIONE A TUTTI I BATTEZZATI PER UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE DI TUTTO IL MONDO.
  • Pertanto questi ritiri sono la risposta della Missione Belem al grido della Chiesa che ci convoca ad una urgente, potente, Nuova Evangelizzazione.
  • Il ritiro non è un semplice intrattenimento né un modo di trascorrere due giorni con emozione, ma l’ iniziodi una nuova vita, fondata su Gesù Cristo, nella sua morte salvifica e nella sua risurrezione che genera la Chiesa nella potenza dello Spirito Santo.
  • Ogni ritiro è un combattimento, un campo di battaglia! A chi non piace essere un “gladiatore” della Fede è meglio nemmeno iniziare questa esperienza.

Quando inizia il ritiro, ad esempio nel caso dei giovani, capita che arrivino in ritardo il venerdì sera, a volte già ubriachi, con droghe in tasca e senza voglia di rimanere seduti per due giorni … Gli adulti che arrivano sabato mattina, potrebbero aver passato la notte in discoteca … e le coppie potrebbero aver litigato … per ciò, pochissimi partecipano a questi ritiri con il desiderio di fare un “approfondimento biblico”.

 

  • L’esperienza è un costante “camminare sulle acque”: più cerchiamo le sicurezze umane, più veloce sarà il fallimento. L’efficacia della proposta si basa esclusivamente sulla grazia di Dio ed è accompagnata del nostro totale abbandono tra le braccia del Padre che sicuramente interverrà.

È come sfamare 5.000 persone con due pesci e cinque pani! La grazia di Dio richiede una consegna incondizionata e totale.

In questo modo è possibile comprendere il vero significato della  preghiera di intercessione  che anticipa, accompagna e segue costantemente le 50 ore del corso.

Senza un’intercessione del cuore nulla funziona. Con una forte intercessione, anche il tecnicamente imperfetto è rivestito dalla grazia di Betlemme e dà alla luce il Salvatore.