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Le origini del Movimento Internazionale Religioso Missione Belém

La prima volta che Padre Gianpietro va in  Brasile, a Belo Horizonte, opera con i fratelli missionari nella diocesi e nelle attività pastorali. In una delle prime visite tra le baracche, Gianpietro incontra una famiglia estremamente povera, una mamma con tre bambini, uno di loro stava succhiando un corno di bue, gli altri piangevano per la fame e per alcune ferite nel loro corpo, ma la mamma non aveva nulla per sfamarli e curarli.  Dopo un momento di sconcerto, P. Gianpietro percepisce una forza nuova nascere in lui, si avvicina e li accarezza, li prende in braccio. Sente dentro una voce che gli dice “Io sono qui tu dove sei, dove vuoi andare?”

Questa domanda si trasforma in una risposta dentro di lui: “qui è il mio posto! I poveri sono la mia famiglia, non devo cercare più! Da qui non uscirò più”.

Nel 2005 Padre Gianpietro arriva a San Paolo, dove il Cardinale, gli assegna l’evangelizzazione di una comunità tra le più violente e povere della capitale.
Si immerge nel mondo della gente di strada, dei poveri buttati sui marciapiedi, sotto i ponti, abbandonati a loro stessi. In questi anni arriva l’incontro con Cacilda, che con lui da luce al movimento religioso Missione Belém.

Insieme ad un gruppo di giovani, entrano nel mondo delle favelas e della strada, arrivando a passare settimane intere, giorno e notte sotto i ponti, dormendo assieme ai poveri della strada sui marciapiedi e nelle piazze. Durante una delle prime notti, passate sotto un ponte, assieme ad altri giovani, alle due del mattino è arrivato Rafael, un ragazzo di strada di 10 anni, e piano piano si è infilato in mezzo a loro e si è addormentato. Verso le quattro si è svegliato e ha detto: “Padre non è vero che domani mi togli da qui e mi porti a casa tua?”  Gianpietro e Cacilda si sono guardati e gli hanno detto “sì, verrai con noi!” Cosi e iniziata la prima “casa di accoglienza”! Era il 2000.

Il Signore ha moltiplicato i timidi passi iniziali: oggi le case di accoglienza sono 170, gli accolti sono quasi 2000: bambini, anziani, ammalati (550), persone che vivevano sulla strada, schiave dell’alcool e della droga. Questo grazie a 70 giovani consacrati o in cammino verso la consacrazione, 250 volontari a tempo pieno (persone che erano sulla strada e hanno scelto di stare per sempre con la Missione Belém). Si tratta di una GRANDE FAMIGLIA PER QUELLI CHE NON HANNO FAMIGLIA.

Il Cardinale di San Paolo Mons. Odilo Pedro Scherer ha approvato ufficialmente la Missione Belem il 17 luglio 2010 (giorno della Madonna del Carmelo) alla presenza di altri tre Vescovi ausiliari ha ripetuto con forza “La Missione Belem è della Chiesa … voi tutti abbiate la chiara coscienza che state facendo un lavoro, una missione in nome della Chiesa! Dopo cinque anni anche noi vogliamo dare il Riconoscimento ufficiale della Chiesa … In modo tale che la Missione Belem si possa presentare ad altri Vescovi, di altre nazioni con chiara identità di un lavoro della Chiesa”.

Qualche tempo dopo, lo stesso Cardinale invita P. Gianpietro e Cacilda a visitare Haiti dopo il catastrofico terremoto del 12 gennaio 2010. Sconcertati, ancora una volta per quello che appariva davanti a loro, subito dopo il tragico terremoto, decidono di iniziare una fraternità stabile ad Haiti.

I primi 6 missionari arrivano, nel dicembre 2010, in piena crisi di colera e si uniscono alla gente per vincere questa crisi. Vivono in una baracca a Warf Jeremie, una baraccopoli di 100.000 persone che sorge sopra un enorme immondezzaio. In questo luogo, oggi, sorge una missione fiorente, un centro per 2100 bambini e giovani, dove possono rimanere 10 ore al giorno, trovare alimento, scuola, pulizia, giochi, formazione umana e cristiana, soprattutto affetto ed evangelizzazione.

La vita di Pe Giampietro, Cacilda e i fratelli che compongono la Missione Belém è così sintetizzata dai loro Statuti: VIVERE PER I POVERI, CON I POVERI, COME I POVERI FINO A DIVENTARE UNA SOLA COSA CON LORO!

Contemporaneamente anche  in Italia si è sentita l’esigenza del carisma di questo giovane movimento. La stessa madre di Padre Gianpietro lo sollecitava a “fare qualcosa” anche in Italia. Sono nati così i primi incontri Kergmatici (Ruah) animati da un gruppo di adulti vicini a Padre Gianpietro. Negli anni i gruppi si moltiplicati e diffusi in diverse parti d’Italia.